Investimenti Archivi - Tutela del Risparmio

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Abbiamo ormai trattato la maggioranza degli strumenti base che chi si affaccia al mercato deve conoscere.

Trattate infatti le azioni e le obbligazioni, ora è il momento di introdurre i fondi comuni di investimento.

I fondi comuni di investimento e le loro caratteristiche

I fondi comuni sono strumenti di investimento, gestiti dalle società di gestione del risparmio chiamate con l’acronimo SGR.

Il loro obiettivo è quello di raccogliere quante più quote possibili, e creare valore attraverso la propria gestione attraverso il patrimonio convogliato.

A differenza di altri strumenti come obbligazioni e azioni, dove le quote sono unitarie, in questo caso possono essere presenti quote con valori decimali.

Esistono poi forme alternative attraverso cui questa attività viene fatta:

  • SICAV;
  • SICAF.

SICAV significa società di investimento a capitale variabile mentre la SICAF è a capitale fisso, riservano una caratteristica diversa rispetto ai fondi tradizionali.

Infatti, nei fondi tradizionali il fondo comune è un fondo a sé stante costituito attraverso le quote versate dai sottoscrittori.

Le sicav e sicaf invece, sono vere e proprie società dove i sottoscrittori diventano soci con tutti i relativi diritti.

Esistono diverse tipologie di fondo ma la distinzione fondamentale è quella tra:

  • fondi aperti: questi consentono la sottoscrizione o il rimborso della quota in qualsiasi momento.
  • fondi chiusi: che consentono di sottoscrivere le quote o di rimborsarle solamente in date predeterminate. In genere il periodo di sottoscrizione è antecedente al periodo di attività di investimento. Il rimborso invece è spesso uguale alla scadenza del fondo. Proprio per i motivi appena trattati spesso questa tipologia di fondi sono destinati a investimenti di lungo periodo poiché illiquidi. Quando uno strumento viene detto illiquido o sottile, significa che è poco scambiato nel mercato e spesso è difficile trovare una controparte.

Nel prossimo articolo dunque, tratteremo nello specifico i vantaggi egli svantaggi, perchè troppo spesso non creano valore ma lo perdono.

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19 Febbraio 2019
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Esistono moltissimi tipi di obbligazioni. Una prima distinzione è tra due categorie ovvero:

  • ordinarie;
  • strutturate.

Le obbligazioni ordinarie

Bisogna prima di tutto ricordato cosa è stato detto nei precedenti articoli in merito alle obbligazioni.

Infatti, bisogna prima padroneggiare i basilari concetti delle obbligazioni e ricordare bene che cosa sia il rischio e quali tipologie esistano.

Le obbligazioni ordinarie sono suddivisibili a seconda della tipologia di tasso che le regola.

Possono quindi essere rispettivamente:

  • a tasso fisso;
  • a tasso variabile.

Nelle obbligazioni a tasso fisso l’interesse che viene percepito dall’investitore è predeterminato.

Questo vuol dire che l’investitore conosce a priori la quantità di interessi che andrà a percepire.

Nelle obbligazioni a tasso variabile la quantità di interessi che l’investitore andrà a ricevere non è sicura, ma determinata dall’andamento del mercato.

Le obbligazioni strutturare

Le obbligazioni strutturare vengono chiamate in questo modo perché più complesse e vengono “costruite” con i derivati.

Infatti, in questa tipologia sussistono sempre due componenti:

  • una componente semplice con l’obbligazione ordinaria;
  • un contratto derivato che lega l’obbligazione stessa a uno o più componenti di mercato.

Quindi attraverso la componente ordinaria si garantisce il rimborso del capitale a scadenza più lo stacco di eventuali cedole periodiche.

Attraverso la componente derivata si determina la variabilità del rendimento.

Prima di acquistare questo genere di prodotto è fondamentale comprendere la loro struttura a fondo in modo tale da non andare in contro a forti perdite.

La componente derivata può essere principalmente di due tipi:

  • opzioni;
  • swap.

Le opzioni garantiscono sotto il pagamento di un premio la facoltà di acquistare (CALL) o vendere (PUT) a scadenza (in genere ma non sempre) una data quantità di un sottostante a un prezzo predeterminato.

Lo swap invece consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti determinati in relazione a uno strumento o a un’attività sottostante.

Come potete leggere queste definizioni non sono per nulla semplici, quindi affronteremo nei prossimi articoli nello specifico cosa sono opzioni e swap.

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22 Gennaio 2019
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Obbligazioni: perché?

In questo articolo abbiamo intenzione di affrontare un argomento pilastro degli investimenti: le obbligazioni.

Nello scorso articolo infatti abbiamo approfondito il tema dell’inflazione.

Una volta capito cosa succede tenendo i soldi sul nostro conto corrente viene da chiedersi quali siano gli strumenti accessibili sui mercati.

Ovviamente le obbligazioni non sono gli unici, ma insieme alle azioni, costituiscono gli strumenti su cui l’investitore in genere preferisce investire.

I concetti base

 

Le obbligazioni sono titoli di debito (a differenza delle azioni che sono titoli di capitale).

Questo significa in poche parole che andando ad acquistare un’obbligazione si va a prestare del danaro ad un’azienda.

Esattamente! Queste funzionano proprio come un vero e proprio prestito in cui:

  • chi sottoscrive le obbligazioni si fa carico di parte del debito dell’azienda ed è creditore;
  • l’investitore si fa carico del rischio di cui parleremo nei prossimi articoli;
  • chi emette il i titoli si impegna a restituire la cifra prestata dagli investitori più un tasso di interesse.

Ora andiamo ad analizzare le nozioni principali da padroneggiare prima di acquistare un’obbligazione.

Prima di tutto dobbiamo sapere che le obbligazioni possono essere:

  • semplici o plain vanilla
  • strutturate (di cui parleremo in seguito).

Il nome “plain vanilla” viene preso dal gusto più semplice di gelato che esista ovvero quello alla vaniglia.

Queste dunque sono titoli di debito che conferiscono al possessore il diritto a vedersi rimborsato a scadenza il valore nominale dell’obbligazione e gli interessi, mediante cedole periodiche o a scadenza.

il valore nominale è un valore teorico che rimane invariato nel tempo e non è influenzato dalla situazione patrimoniale dell’emittente.

Il prezzo di emissione è il costo effettivo dell’obbligazione al momento della emissione e può essere:

  • alla pari quando è uguale al valore nominale;
  • sotto la pari quando è inferiore al valore nominale;
  • sopra la pari quando è superiore al valore nominale;

Esempio

Acquisto un’obbligazione a tasso fisso di 4,5% con valore nominale 100 € ad un prezzo di emissione di 95€.

Quindi:

  • il prezzo di emissione sarà sotto la pari quindi chi l’acquista al momento dell’emissione pagherà 95€;
  • allo stacco della cedola riceverà 4,5% x 100€ (quindi la cedola si calcola sul valore nominale);

Attenzione che le obbligazioni possono essere acquistate in due tipologie di mercato:

  • sul mercato primario sottoscrivendole quando le obbligazioni vengono offerte per la PRIMA VOLTA al pubblico;
  • sul mercato secondario acquistandole in un momento successivo alla data di prima emissione da chi le ha già acquistate.

Queste sono le primissime e fondamentali informazioni che l’investitore deve conoscere prima di investire il proprio danaro in un’obbligazione.

 

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