Il rischio: dietro le insidie del rendimento.

6 Febbraio 2019by tuteladelrisparmio
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Il rischio è una condizione sempre presente nella nostra vita, perché dunque non dovrebbe essere presente nel mondo finanziario?

Possiamo perciò affermare che questa condizione è onnipresente anche nei mercati: anzi è proprio questo il motivo per cui si viene remunerati.

Il conto corrente presenta una quantità di rischio bassissima, legata al fallimento della banca ed è questo il motivo per cui la detenzione di un conto non è remunerativa.

Inoltre, in caso di fallimento della banca, il nostro patrimonio è tutelato fino a 100.000 € per intestatario dal Fondo di Tutela dei Depositi.

Un investimento in qualsiasi strumento finanziario invece è remunerativo e lo è tanto di più quanto è maggiore il rischio che corriamo.

La scorsa volta abbiamo parlato delle obbligazioni, oggi invece ci occuperemo del rischio a cui sono sottoposte.

Tutto ciò che verrà spiegato oggi è relativo sì alle obbligazioni, ma è valido anche per qualsiasi altro strumento del mercato finanziario.

Le principali tipologie di rischio sono:

  • interesse;
  • credito;
  • liquidità;
  • cambio.

Rischio di interesse

Il rischio, in genere è il variare da una situazione iniziale o da una situazione attesa che in questo caso è la variazione dei tassi di interesse.

Questa variazione porta con sè una diminuzione dei prezzi delle obbligazioni.

I titoli maggiormente esposti a questa tipologia sono quelli a tasso fisso, infatti non possono modificare le cedole per adeguarsi ai tassi e quindi si modifica il prezzo.

I titoli a tasso variabile invece, potendo modificare le cedole, ne sono meno esposti.

Rischio di credito

In questo caso ciò che varia è la situazione creditizia dell’emittente che potrebbe diventare inadempiente nei confronti di chi ha acquistato il titolo.

Ogni emittente ha un merito creditizio differente, proprio come un cittadino che richiede un prestito.

Attenzione, il tasso di interesse offerto è inversamente proporzionale al merito creditizio.

Più il merito è basso e più il tasso di interesse offerto è alto, poiché il rischio è maggiore.

Le società di rating che si occupano di valutare il merito degli emittenti giudicando la loro capacità di rispettare gli impegni presi con gli investitori.

Rischio liquidità

Questa tipologia si riferisce alla difficoltà di vendere rapidamente ed economicamente le proprie obbligazioni prima della scadenza.

 I titoli non quotati sono sicuramente meno liquidi di quelli quotati.

Vendere economicamente significa senza generare perdite in termini di spread del prezzo.

Rischio di cambio

In questo caso, ciò che varia rispetto alla situazione iniziali sono i cambi.

Si corre con i titoli denominati in valuta diversa da quella domestica.

È possibile quindi che si generi una plusvalenza legata al rendimento del titolo, ma una minusvalenza se i cambi sono a sfavore.

Viceversa, può capitare che il cambio ci avvantaggi.

Acquisto oggi un titolo obbligazionario senza cedole a 98 USD ipotizzando per semplicità cambio EURUSD 1.

Ciò vuol dire 1 € equivale a 1$ e che io pago 98 EUR. A scadenza il valore di realizzo è 100.  

Cosa succede se il cambio a scadenza passa da 1 a 1,14?

Potrebbe tranquillamente succedere in caso di svalutazione della propria moneta per favorire le esportazioni e penalizzare le importazioni.

Questa politica definita protezionistica è quella adottata da Trump, per esempio.

Io avrò una plusvalenza +2, ma il cambio mi penalizza facendomi incassare 87,88 invece che 100.

Di fatto ho una minusvalenza.

Conclusioni

ATTENZIONE! abbiamo imparato che:

  • il rischio è legato al rendimento;
  • maggiore il rischio e maggiore è il rendimento.

Occhio quindi a rendimenti che fanno gola, bisogna infatti sempre chiedersi il motivo per cui l’emittente è disposto a pagare un alto tasso di interesse.

SPREAD YOUR RISK!

DIVERSIFICA IL RISCHIO!

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